jeudi 22 avril 2010

Postponderazioni


Imbarazzo. Davanti all'inconsapevolezza e alla discoscienza (incoscienza presupporrebbe di averne una e la scelta di negarla, e “mis“ di fare una scelta “sbagliata” con il formarsi di uno scarto) musicale del pubblico presente ai concerti. A TUTTI i concerti: ai concertucoli di cantanti poppastri, ai concertini di gruppetti rock e alle grandi markette di lusso della musica “colta”. Il pubblico rimane sempre lo stesso, tutt'al più varia la decade dei natali e il soprabito lasciato in guardaroba. Pubblico. Pubico.
Ad un concerto si può: osservare gli altri assistenti nell'attesa che le luci calino (o anche durante, nella penombra), vedere le loro facce e chiedersi come mai tengano il cappello in un luogo chiuso, che in alcuni casi risponde con più sicurezza al requisito di non far piovere sulle loro teste che a quello di non crollare sulle antecitate. Perplessità, plurali. Altra possibile e quasi doverosa occupazione per chi non sia sordo ed abbia voluto partecipare: ascoltare. Auscultare. Non sentire. Non è una cosa che succede per caso. Non odi una leopardiana melodia girando l'angolo della strada proveniente da uno studente che si sta esercitando per il diploma di violino o da uno zingarello (che probabilmente tiene l'arco più dritto del precedente), sei in un teatro. Teatro: edificio destinato a rappresentazioni. Funzione definita. Architettura specialistica. Hai pagato un biglietto per ascoltare, assecondato una volontà. E quindi, perché una volta seduto - o in piedi, con la pelliccia - o il chiodo, poi, all'inizio - o durante o alla fine, non fai quello che hai addirittura aspettato di poter fare?
Perché il 13 Gennaio il pubblico, docile, ha aspettato per quasi un'ora - in ritardo ingiustificato - l'arrivo di Morgan? Perché poi, dopo la prima mezz'ora di spettacolo casuale - nemmeno aleatorio, nessuno ha lasciato la sedia indignato? Sono rimasti tutti a guardare - e a subire - un giullare, su un palco, che violentava in maniera barbara numerose possibili e varie idee di musica - su un brutto pianoforte. Perché tutti hanno avuto un “o-oh” di stupore-misto-ammirazione quando all'inizio ha malamente copiato, in maniera sciocca e anacronistica, le esperienze di ricerca musicale degli anni '60 (spero fosse una provocazione, che comunque generalmente nessuno a portata dei miei occhi ha colto)? Perché? Il nostro paese è pieno di furbastri semintellettuali che sfruttano la non-conoscenza degli spettatori, oramai privati di qualsiasi strumento critico.
Sperando che prima o poi il pubblico si alzi.

il mio album

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