samedi 17 septembre 2011

Oltre il giardino

Io scrivo in nero.

Talvota con una stilografica, ma senza inchiostro blu. Io scrivo in nero, non in grigio ciliegia.

Io scrivo in nero, perché non parlo - quasi mai - di astrofisica.

Io scrivo in nero, perché i miei post non hanno titoli dei libri di Stefano Benni.

Io scrivo in nero, perché Comunicare non è anche un'arte e i colori sono soggettivi.

Io scrivo in nero, perché prima di sputare sentenze e spruzzare inchiostro - nero - ausculto le parole: uno stetoscopio freddo sulla loro superficie intirizzita. E se "in pochi fanno attenzione al contenuto", probabilmente, non è perché quest'ultimo sia insignificante, ma perché lo sono questi ultimi: presunti ascoltatori, lettori, fruitori - di cosa? - di idee strapazzate, frullate, mal digerite e rigurgitate da altri; altri che non assorbono nulla, perché hanno troppa fretta di esprimere quellochessono.

Sfatiamo le interrogazioni crepuscolari e le divagazioni sulla primitività dei linguaggi. I linguaggi sono logos e dovrebbero essere comprensibili - o ritenuti tali - però dobbiamo somministrarci i nostri surrogati quotidiani di magia, di trascendenza, di originalità, di commozione, i nostri "surrogati di clava". Come ombre vuote appoggiate a un muro scrostato che ci ricorda di esistere alziamo gli occhi poco sopra la linea dell'orizzonte in cerca di lampi fisiognomici.

"El sueño de la razón produce monstruos": non ci libereremo mai del gusto dell'esotico - in un mondo in cui l'unica cosa che dovrebbe sembrarci tale potrebbe essere lo spazio siderale, Marte, i pianeti che vengono surclassati ad asteroidi... la fantascienza mi è ostile. Globalizzati e provinciali, pensiamo di poter raggiungere qualsiasi meta con un aereo, un treno o i nostri piedi - finanziati in nome di qualche idea rinvenuta considerata poetica.

Io scrivo in nero, perché - a volte - ho il coraggio di addormentarmi senza favole belle.

La felicità non è "uno stato mentale", quella era la vita.




il mio album

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