jeudi 17 juin 2010

"Corsa come treno"


A volte vorrei essere minuscola, finissima, invisibilmente lieve, o semplicemente sconosciuta; passare inosservata, mimetizzarmi e osservare, scrutare le persone che mi scorrono accanto, che mi superano o che mi accompagnano per un tratto di strada. Come tanti viaggiatori di treno; chissà come starebbero seduti, chissà cosa avrei pensato di loro se li avessi incontrati per caso, abbandonati nel posto opposto al mio, su un regionale rumoroso, troppo freddo, troppo caldo, con il vetro che fa troppo riflesso nella notte - tra il mare e il cielo - e non si riescono a leggere i nomi delle stazioni lungo la costa. Allora li si conta, li si annota, ci si perde in un interstizio di ferrovia, tra due binari, una distanza che diventa infinita. Mi piace immaginare la loro espressione mentre guardano fuori dal finestrino, o si osservano i piedi. Il moto delle sopracciglia, o degli angoli della bocca, il movimento della mano e della spalla quando estraggono il telefono da una tasca qualsiasi. Lo sbuffo d'assenso o il piccolo borbottio di fastidio mentre leggono. La risposta, e il treno che corre, che sferraglia tra i sottopassi, rotola sulle campagne deserte, di quel verde umido dato dalla sera che sgocciola sulle piante, sull'erba, sui campi, su tutte le cose, mentre si è in viaggio. Verso?

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